Scritta in un momento in cui le differenze di classe erano molto marcate, la storia narra di una tresca fra un servo e la sua padrona, un amore dirompente che finirà drasticamente. Ma la messinscena non si limita soltanto a un'analisi delle differenze di ceto: il punto focale diventa presto la differenza insanabile, l’abisso che c’è fra l’universo maschile e quello femminile, i rapporti di forza che si instaurano nella coppia, e la nullità del concetto di “classe” di fronte alla forza della natura dei singoli quando entrano a stretto contatto. Nonostante la drammaturgia sia modernissima per l’epoca, il regista Vincenzo Borrelli rifugge da un’interpretazione del testo in chiave ultramoderna, mantenendo per quanto possibile, quello che è lo spirito e il senso dell’opera senza stravolgere i concetti già moderni e di sicuro scottanti del maestro svedese.