Dove finisce la mano dell'autore? Quanto vale l'attore? Qual è la loro rispettiva importanza? È una lotta che dura da quando ha avuto inizia la storia del teatro. Ma come dice l’autore stesso: ... "ciò che a teatro si giudica non è mai l’opera dello scrittore (unica nel suo testo), ma questa o quella creazione scenica che se n’è fatta, l’una diversa dall’altra; tante, mentre quella è una? Per giudicare il testo bisognerebbe conoscerlo; e a teatro non si può, attraverso un’interpretazione che, fatta da certi attori, sarà una e, fatta da certi altri, sarà per forza un’altra. L’unica sarebbe se l’opera potesse rappresentarsi da sé, non più con gli attori, ma coi suoi stessi personaggi che, per prodigio, assumessero corpo e voce. In tal caso sì, direttamente potrebbe essere giudicata a teatro.” Dobbiamo, dunque, rimanere con questo eterno dubbio senza nemmeno proporre una scena, un'opera, una rappresentazione? No, andiamo in scena con la nostra idea di teatro, ponendo risposte fatte di parole che "bisogna che nascano", sulle tavole di un palcoscenico.